CENNI BIOGRAFICI
Si forma all’Accademia di Brera e di Firenze.
Negli anni ’80 è tra i fondatori del Nuovo Futurismo, movimento teorizzato dal critico Renato Barilli. Dall’esperienza futurista, Lodola, mutua l’uso appassionato del colore, l’energia della luce e l’idea dell’arte come parte integrante della vita.
Fin dagli esordi la sua produzione si contraddistingue per l’utilizzo di materiali industriali poveri (plexiglass, perpex e smalti) e riferimenti alla cultura popolare (musica, cinema, pubblicità e fumetto). Inizialmente sagoma e colora con una tecnica personale i materiali plastici, più tardi la sua ricerca lo porta a cercare di inserire fisicamente la luce nei suoi lavori: nascono così le sculture luminose, che caratterizzano buona parte della sua produzione artistica.
I temi più ripresi sono quelli della danza e dei ballerini, della Vespa, dei personaggi dello spettacolo e delle pin up, in stile retrò.
Fonda il Gruppo 98 impegnato a collegare, attraverso un’azione trasversale, artisti di diverse discipline: il manifesto del movimento è reso pubblico nel suo laboratorio-atelier di Pavia, una ex-fabbrica aperta a musicisti, fotografi e scrittori, dove realizzare appunto incontri interdisciplinari. Lo spazio verrà chiamato Lodolandia e l’iniziativa produrrà fervidi effetti.
Artista poliedrico, Lodola porta avanti la propria attività creativa anche in altri settori: realizza opere commerciali, collabora e riceve incarichi da importanti istituzioni e industrie tra cui Carlsberg, Coca Cola, Ducati, Swatch, ecc.
Come scrive Roberto D’Agostino, “La dimensione di spettacolarità insita nel sistema contemporaneo porta Lodola a produrre immagini che riflettono con cinica e ludica puntualità il destino dell’uomo: l’esibizione come esibizionismo, come ineluttabile cancellazione della profondità ideologica, religiosa, sessuale e morale. Lo spegnimento della profondità segna un punto di massima eccitazione della superficie. Così la plastica diventa specchio del carattere artificiale della vita, vissuto come unica natura possibile, come sfondo naturale dell’uomo moderno”.