CENNI BIOGRAFICI
Paolo Da Norcia (francescano psudonimo di Paolo Perotti) è figlio d’arte. Suo padre, Marco Perotti è stato uno dei più apprezzati autori figurativi del ‘900 piemontese e lo ha indirizzato, sin da piccolo, alla lettura della nobile arte pittorica, lettura che l’artista ha in seguito affinato frequentando gli studi di personaggi quali Morando, Treccani, Brindisi, Caffé.
Lo studio approfondito dei ragionalisti e dei metafisici (De Chirico, Sironi, Carrà) contribuirà alla definizione del linguaggio espressivo dell‘artista, fautore del primitivismo metafisico.
La sua pittura è fatta di campiture lucidissime nelle quali la parte superiore dell‘opera accoglie il rilassante borgo turrito e la parte sottostante campi lavorati o innevati.
I suoi paesini, di sapore medievale, emanano una sensazione di ordine, di tranquillità tangibile vissuta interiormente. Sono un rifugio dal frastuono della vita quotidiana. In riva al mare, immersi nella neve o arroccati su un dolce pendio si popolano di presenze gioiose. Troneggiano torri svettanti, fontane, castelli, chiese che si animano di pretini gaudenti e suorine indaffarate sotto un cielo terso ed un’atmosfera di idilliaca pace. Si viene catapultati in una dimensione ovattata in cui il tempo pare essersi fermato per permettere ai mistici inquilini di questi villaggi incantati di svolgere curiose attività, quali giocare a hockey oppure a golf, far volare aquiloni, danzare il valzer o andare in gondola, costringendoci a dischiudere le labbra in un sorriso, talvolta un po’ ironico.