Lo svolgimento dell’ opera di Cotignola si estende per un trentennio: dal 1960 al 1990 e segue un itinerario fatto di periodi fondamentali in cui si possono configurare le tematiche strutturali del suo disegnare e dipingere.
E’ un’artista che viene dalla gavetta: prima autodidatta, poi allievo dei maestri ravennati Varoli e Guerrini, ai quali strappa le immagini quotidiane ridotte ai giochi di contrasto luce-ombra.
Approda poi a Cesena e qui fa proprio il realismo della scuola cesenate, anzi lo approfondisce e lo trasfigura sino a giungere ad un suo gioco estetico, armonioso, quasi edonistico.
Cotignola non è un personaggio di facile lettura perché la sua sete di ricerca non è solo studiata ma tradotta, sempre ricca ma sottilmente ambigua, complicata e non sempre ben definita.
Il mito della bellezza e del compiuto in lui è singolare tanto che un’opera avviata raramente arriva a compimento perché la perfezione si interpone come un diaframma fra l’io e la realtà.
La sua pittura di trasparenze e velature si avvicina alla metafisica o ad una sorta di filosofia fatta propria in cui ‘lui’ artefice campeggia sempre con aria trasognata.
Spesso lo scenario è lo stesso: l’uomo assorto in un mondo estraneo pieno di velature vaganti e mute. Ecco il rapporto dell’opera di Cotignola stà nel desiderio di vivere in un mondo passato con la realtà amara del presente.
Nel 1975 viene invitato alla Biennale di Venezia.
Nella rassegna mondiale del Ritratto a S. Marino viene riconosciuto miglior ritrattista vivente.
Vince numerosissimi premi e riconoscimenti nel corso della sua vita, nonché nominato cittadino onorario di Cotignola.